CONTRO I POPULISMI, RICOSTRUIAMO LA POLITICA

“Ricostruiamo la politica”. Già nel titolo “utopico” del libro di padre Francesco Occhetta, gesuita, si coglie appieno la genuina volontà dell’autore di offrire un contributo di idee a servizio del dibattito pubblico. Il motivo lo spiega il sottotitolo: “orientarsi nel tempo dei populismi”. Confesso da subito il mio peccato di fondo: ho letto il libro con voluto e colpevole ritardo, – pochi mesi, beninteso – perché condizionato dalla banalizzazione che ne avevano dato entusiastiche recensioni precedenti: «l’unità dei cattolici in politica non ha più ragion d’essere, lo dice anche padre Occhetta».

In verità padre Occhetta nel suo libro dice altro, o meglio, dice di certo anche tanto altro. È una bussola che orienta nella società di questi ultimi anni, che non si limita a constatare che il mondo è cambiato ma che offre un metodo per non smarrirsi in questo mondo cambiato, trasformato dalla caduta del muro di Berlino, dalla globalizzazione, dalla secolarizzazione, dall’individualismo. Per farlo l’autore ci guida a riscoprire il cuore della dottrina sociale della Chiesa, il personalismo, come categoria ermeneutica delle domande che la società moderna impone all’agenda politica.  “Ricostruiamo la politica” può rappresentare per i nostri giorni quello che per decenni è stato “Destra e Sinistra” di Norberto Bobbio; una lente nitida, non deformante, per leggere e comprendere la realtà che ci circonda, per acquisire categorie politiche di riferimento, per semplificare il quadro non omettendo il laborioso compito dell’analisi. La differenza con il populismo parte proprio da qui: non rifuggire la complessità, non rinunciare al pluralismo delle idee, delle posizioni, delle opinioni per poter sostenere con forza una propria soluzione.

Occhetta smaschera il bluff del populismo con l’ambizione del popolarismo. Assumere la complessità per fare sintesi, per fare “mediazione politica”, per perseguire il bene comune.

Padre Occhetta procede ad arare il terreno della confusione, del non-pensiero, della post-verità per consentire al lettore di aprirsi ad uno sguardo nuovo, alternativo. E dopo questo inizia la semina, entra nel vivo di temi concreti del dibattito politico, dall’integrazione alle riforme costituzionali, dai partiti al finanziamento della politica. Lucido, puntuale, sobrio, analitico.

Poi offre al credente una nuova prospettiva di impegno che rifugga le etichette per mettere al centro la persona: è questa la sfida che tanti non sanno di aver tradito perché non ne hanno mai acquisito né la consapevolezza, né la portata. È attraverso questo nuovo approccio che si può ragionare sui nuovi temi dell’agenda politica senza il timore di dire parole fuori posto o di cedere allo scontro ideologico tra opposte tifoserie: la crisi del valore, la vita e la maternità, la giustizia riparativa, la dignità del lavoro, la pubblica amministrazione, le aspettative di vita e la denatalità, la formazione. L’ultimo tema è la chiave per affrontare gli altri. La conoscenza è necessaria per discernere, per distinguere ciò che è bene e ciò che è male nel caso concreto. La realtà è superiore all’idea (EG233) ed è alla realtà che la politica deve dare risposte.

© Vito Rizzo 2020

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