IL DRAMMA ETICO DEGLI EMBRIONI CONGELATI

Come evidenzia Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli Tutti «se bisogna rispettare in ogni situazione la dignità degli altri, è perché noi non inventiamo o supponiamo tale dignità, ma perché c’è effettivamente in essi un valore superiore rispetto alle cose materiali e alle circostanze, che esige siano trattati in un altro modo. Che ogni essere umano possiede una dignità inalienabile è una verità corrispondente alla natura umana al di là di qualsiasi cambiamento culturale» (FT 213). Potremmo partire proprio da qui per analizzare a fondo quello che la cronaca delle ultime settimane ci ha riportato come esperienza di pressante attualità, la vicenda degli embrioni crioconservati, “congelati” e “pronti all’uso”…

Riconoscere la dignità della vita umana, in ogni forma e in ogni ambito temporale in cui la stessa si esplica, non significa – chiarisce – il Papa «l’imposizione di alcun sistema morale, dal momento che i principi morali fondamentali e universalmente validi possono dar luogo a diverse normative pratiche» (FT 214), ma ciò non toglie che, riprendendo le parole di San Giovanni Paolo II «se non esiste una verità trascendente, obbedendo alla quale l’uomo acquista la sua piena identità, allora non esiste nessun principio sicuro che garantisca giusti rapporti tra gli uomini. […] La radice del moderno totalitarismo, dunque, è da individuare nella negazione della trascendente dignità della persona umana, immagine visibile del Dio invisibile e, proprio per questo, per sua natura stessa, soggetto di diritti che nessuno può violare: né l’individuo, né il gruppo, né la classe, né la Nazione o lo Stato. Non può farlo nemmeno la maggioranza di un corpo sociale, ponendosi contro la minoranza» (FT 273 – CA 44).

Questo cambio di prospettiva, fuori dai tafferugli della cronaca, ci aiuta a comprendere un po’ di più della vicenda che ha visto coinvolta una coppia, ormai separata, e gli embrioni congelati dalla stessa nell’ambito del ricorso a tecniche di procreazione medicalmente assistita (PMA) quando ancora condividevano un progetto comune di famiglia e di genitorialità. La madre, senza il consenso del padre, ha ottenuto dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere il diritto di farsi impiantare gli embrioni congelati per provare a portare a termine la gravidanza. Il Tribunale ha chiarito che «la legge espressamente tutela l’embrione al quale, come evidenziato dal primo giudice nel richiamare la sentenza della Corte Costituzionale n.151/2009 è riconoscibile un grado di soggettività correlato alla genesi della vita non certamente riconducibile a mero materiale biologico, essendo espressamente riconosciuto il fondamento costituzionale della tutela dell’embrione, riconducibile al precetto generale dell’art.2 della Costituzione, ritenuta suscettibile di affievolimento solo in casi di conflitto con altri interessi di pari rilievo costituzionale (come il diritto alla salute della donna) che, in termini di bilanciamento risultino, in date situazioni, prevalenti».

Paradossale che a schierarsi a favore dell’impianto siano stati alcuni movimenti laicisti e libertari, a schierarsi contro, invece, siano stati alcuni esponenti del mondo cattolico. I primi a difesa del “diritto della donna” ad avere un figlio, i secondi a difesa del “diritto del bambino” ad avere una famiglia e non soltanto un genitore. È evidente che l’intero impianto della discussione tradisce riserve ideologiche che condizionano l’uno e l’altro campo. Ben si comprende, infatti, che oggi la scelta morale su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato parta da un vulnus, l’esistenza di embrioni crioconservati e non direttamente impiantati.

Se così non fosse, se non fosse stato possibile mettere in stand-by degli embrioni, degli esseri umani, già inizialmente formati o “in potenza”, non ci sarebbe da ragionare su una volontà di coppia che viene meno e sulla legittimità di portare avanti, anche singolarmente, una volontà precedentemente manifestata da entrambi. Il Tribunale non ha riconosciuto ammissibile la possibilità del padre di cambiare idea: quando un processo vitale ha avuto inizio non c’è più possibilità di tornare indietro. Il principio è questo, strano che a non accorgersene siano proprio quei movimenti laicisti che non hanno alcuna considerazione del diritto alla vita. Un principio del quale ci si dimentica promuovendo l’Interruzione Volontaria di Gravidanza quanto più a ridosso della data del parto. Per loro conta soltanto un altro principio, che a decidere sulla vita o la morte di quegli embrioni sia soltanto la madre, così com’è per l’aborto. “Pro choise”, si chiamano. Sarebbe meglio “Pro choise (of only one)”, la scelta di uno solo. Non del bambino, non dei genitori, soltanto della madre, o meglio di una madre succube dei drammi sociali dei quali lo Stato rinuncia a farsi concretamente carico, se non vittima triste di una cultura edonista sempre più imperante. Il loro obiettivo, però, è ancor meno nobile: quello di legittimare la “scelta di uno solo” rispetto agli embrioni anche riguardo agli embrioni altrui, favorendo così il Far West della fecondazione “su committenza”. Se degli embrioni fecondati può decidere la mamma, cosa le impedisce di rivenderli, di gestarli per altri, di produrli e depositarli in magazzini salvo poi decidere cosa farne, se utilizzarli, rivenderli o lasciarli marcire senza alcuna possibilità di vita?

È evidente che dunque la partita ideologica sia tutt’altra, ma la scelta morale di dire sì alla vita può essere condizionata dalla malafede altrui? Possiamo privare, noi sostenitori della sacralità e della dignità della vita, delle chance di vedere la luce a bambini che hanno avuto soltanto il torto, non loro, di essere stati trattati come oggetti da crioconservare?

Per sgombrare il campo da ogni dubbio e da ogni tentativo di strumentalizzazione il collegio giudicante è di una limpidezza disarmante; si legge nelle motivazioni: «La legge 40/2004, tutela non solo gli interessi dei privati che accedono alla p.m.a. ma anche gli interessi pubblicisti sottesi alla delicata materia che involge la genesi della vita, di ordine etico e sanitario […] compreso il concepito», o anche «le disposizioni in questione danno quindi fondamento al diritto del concepito a nascere previsto dall’art.1», o ancora «gli interessi delle parti devono bilanciarsi con la tutela dell’aspettativa di vita dell’embrione».

Altrettanto chiaro anche lo stop alle strumentalizzazioni dei movimenti libertari e laicisti: nessun ostacolo al diritto del nascituro ad avere una mamma e un papà. Precisa infatti il collegio giudicante che «lo stato di separazione dei coniugi non può porsi, infatti, sullo stesso piano di quello del genitore single o della coppia omosessuale, che danno vita a modelli di famiglia che si allontanano da quello tradizionale. Invero, il minore nato da genitori separati avrà diritto di godere di entrambe le figure genitoriali e sia il padre che la madre assumeranno i diritti e gli obblighi connessi alla genitorialità». Chapeau!

Ecco che allora il dramma morale degli embrioni congelati si riaffaccia in tutta la sua sofferenza. Come possiamo dirci rammaricati se una vita ha finalmente la possibilità di venire alla luce? Come possiamo preoccuparci delle strumentalizzazioni mediatiche e politiche che della vicenda possono fare i radicali movimenti “pro choise”? Come possiamo rinunciare a una vita, anche a una soltanto, per impedire che questo “diritto alla vita”, seppure abusato da parti degli adulti coinvolti, possa diventare apripista della giustificazione di processi legislativi sempre più pericolosi e disumani?

Il dramma etico rischia di travolgerci, allora è bene pensare che “Il Signore scrive diritto anche su righe storte”, o come testimoniava San Paolo che “tutto concorre al bene per coloro che amano Dio” (Rm 8,28), o ancora, come recita il Talmud che “chi salva una vita salva il mondo intero”.

Fermiamoci quindi a gioire per il fatto che delle vite possono essere salvate. A dispetto delle storture del diritto, a dispetto degli egoismi umani, a dispetto delle strumentalizzazioni politiche di quanti – i soliti noti – proveranno a trarne qualche infondato vantaggio per forzare l’attuale quadro normativo garantito dalla legge n.40/2004.

Ma se di quegli embrioni, ingiustamente crioconservati, anche uno solo vedrà compiersi il miracolo a cui la biologia e la scienza lo hanno chiamato, ci basti questo per gioire ed esultare. Sarà una vittima in meno nella strage silenziosa dei bambini non nati.

(c) Vito Rizzo 2021

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