VACCINARSI E’ UNA SCELTA MORALE

Nelle ultime settimane abbiamo visto montare la polemica sull’opportunità o meno di vaccinarsi contro il Covid-19, se sia giusto farlo, se sia necessario, se sia opportuno, quale vaccino “scegliere”. La nota vicenda di alcuni casi che sono seguiti alla somministrazione dei vaccini ha dato vigore a quanti fomentano campagne complottiste o NO-VAX; a questi si sono aggiunti tanti che, spaventati dal clamore mediatico dato a questi casi, hanno assunto una posizione attendista e di timore, prendendo in considerazione la possibilità di sottoporsi o meno al vaccino.

Se da un lato la vaccinazione non può di certo essere imposta per legge, non sussistono cioè i presupposti dell’imposizione normativa, al tempo stesso è del tutto evidente che la stessa rientra nel campo della scelta morale. Una scelta, cioè, che interroga direttamente la nostra coscienza e il nostro essere “parte di un tutto” al quale siamo tenuti a dare eticamente conto. Papa Francesco ha usato parole molto limpide: «Io credo che eticamente tutti debbano prendere il vaccino, è un’opzione etica, perché tu ti giochi la salute, la vita, ma ti giochi anche la vita di altri».

I vaccini sono lo strumento per uscire dalla pandemia, se vogliamo riaprire le scuole, i musei, i teatri, le attività commerciali e produttive, l’unica scelta possibile è vaccinarsi. La Commissione Vaticana Covid-19 in collaborazione con la Pontificia Accademia per la Vita in una nota del dicembre scorso ha chiarito alcuni punti critici. La prima questione che viene spesso sollevata circa la produzione dei vaccini riguarda i materiali biologici che sono impiegati per il loro sviluppo.

Come osserva la nota, dalle informazioni disponibili risulta che alcuni dei vaccini impieghino in più fasi del processo linee cellulari provenienti da feti abortiti volontariamente alcuni decenni fa, mentre altri ne fanno un uso limitato a fasi puntuali di test di laboratorio. Sebbene nell’Istruzione Dignitas personae della Congregazione per la Dottrina della Fede dell’8 settembre 2008 sia stato evidenziato che la finalità della salute pubblica non può giustificare l’aborto volontario per ricavarne linee cellulari per la produzione di vaccini – per cui anche la loro distribuzione e commercializzazione è in linea di principio moralmente illecita – l’Istruzione precisa che: «all’interno di questo quadro generale esistono diversi gradi di responsabilità. Gravi ragioni possono essere moralmente proporzionate per giustificare l’uso di tale “materiale biologico”».

In altri termini è di certo grave la decisione di abortire per produrre materiale biologico idoneo alla ricerca, non è moralmente sbagliato invece utilizzare, oggi, vaccini che si sono avvalsi di tale materiale, prodotto decenni fa. Quello che conta, in ogni scelta moralmente buona, è il bene possibile.

Nel caso dei vaccini, come chiarisce la Congregazione per la Dottrina della Fede, si può ritenere «moralmente accettabile utilizzare i vaccini anti-Covid-19 che hanno usato linee cellulari provenienti da feti abortiti nel loro processo di ricerca e produzione» in quanto si tratta di «cooperazione materiale passiva» (sulla cui decisione non è intervenuta la nostra volontà), «indiretta» e «remota». La nostra accettazione del vaccino non incide infatti sulla produzione, mediante le medesime tecniche, di ulteriori vaccini.

Il male è stato commesso, non da noi, e purtroppo non possiamo rimediare in alcun modo al male commesso da altri. Siamo chiamati però a valutare il nostro comportamento nell’oggi: il nostro eventuale rifiuto a ricevere il vaccino, o anche solo specificamente un vaccino che è frutto remoto di male morale (l’aborto volontario), potrebbe aumentare seriamente i rischi per la salute pubblica. È questa la scelta morale a cui siamo chiamati.

La Pontificia Accademia per la Vita in un documento del 31 luglio 2017, riportato anche nella nota congiunta del 29 dicembre scorso, escludeva «che vi sia una cooperazione moralmente rilevante tra coloro che oggi utilizzano questi vaccini e la pratica dell’aborto volontario. Quindi riteniamo che si possano applicare tutte le vaccinazioni clinicamente consigliate con coscienza sicura che il ricorso a tali vaccini non significhi una cooperazione all’aborto volontario. Pur nell’impegno comune a far sì che ogni vaccino non abbia alcun riferimento per la sua preparazione ad eventuale materiale di origine abortivo, si ribadisce la responsabilità morale alla vaccinazione per non far correre dei gravi rischi di salute ai bambini e alla popolazione in generale».

La Chiesa quindi richiama espressamente alla responsabilità morale di sottoporsi alla vaccinazione «atteso che il rifiuto del vaccino può costituire anche un rischio per gli altri». Rinunciare a vaccinarsi o rallentare il piano vaccinazioni predisposto dal Governo nazionale comporterebbe, esso sì, una scelta moralmente illegittima in quanto «da un lato, si troverebbero più esposte alle infezioni quelle categorie di soggetti che non possono essere vaccinati (es. immunosoppressi) e che quindi, per evitare il rischio di contagio, possono contare solo sulla copertura vaccinale altrui (e sull’immunità di gregge). Dall’altro, l’ammalarsi determina un aumento dei ricoveri con conseguente sovraccarico per i sistemi sanitari, fino a un possibile collasso, come sta accadendo in diversi Paesi durante questa pandemia, ostacolando l’accesso all’assistenza sanitaria, ancora una volta a spese di chi ha meno risorse».

Ne consegue che è moralmente buono che ciascuno sia disponibile a vaccinarsi, con qualunque dei vaccini disponibili, senza pretendere di scegliere l’uno o l’altro a seconda dei propri umori o delle singolari e opinabili convinzioni personali. Ciò infatti sarebbe di ostacolo alla pianificazione del piano di vaccinazione nazionale, rallentando la messa in sicurezza della collettività attraverso l’immunità di gregge.

È moralmente buono che ciascuno si prenoti tempestivamente all’avvio della vaccinazione per la propria categoria di appartenenza; le valutazioni sugli ordini di priorità sono demandate alle autorità preposte senza che prevalgano considerazioni e valutazioni di carattere personale (sia in positivo che in negativo).

È moralmente buono che ciascuno, nel rispetto delle categorie di appartenenza, non cerchi di sopravanzare altri nella tempistica di vaccinazione. Il piano vaccinale prevede degli ordini di rischio rispetto ai quali non possono prevalere valutazioni di carattere egoistico.

Rinunciare a vaccinarsi dopo la prenotazione è un male morale perché ostacola il piano vaccinale e impedisce che altri beneficino del vaccino al nostro posto. Tuttavia, dare la disponibilità a vaccinarsi in anticipo rispetto alla propria categoria in caso di assenza dei beneficiari prenotati è un bene morale perché contribuisce all’ottimizzazione dei tempi del Piano nazionale vaccinale ed evita che vadano sprecate “dosi” o “turni di vaccinazione”.

In conclusione, superare questa crisi pandemica è responsabilità di tutti, ciascuno secondo quanto gli è richiesto attraverso una scelta che concorra al bene. E nessuno può moralmente sottrarsi a questa responsabilità.

(c) Vito Rizzo 2021

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