NON TUTTO E’ OMOFOBIA

Voglio raccontarvi alcune scene, episodi che mi hanno aiutato a riflettere in questi giorni di feroce dibattito sulla libertà di espressione, il rispetto dei diversi orientamenti sessuali e il braccio di ferro mediatico sulle recenti battaglie parlamentari.

Stazione ferroviaria. Una giovane coppia, entrambi poco più che ventenni, si avvicina al treno in partenza. Entrambi con la mascherina, se la abbassano un attimo per scambiarsi un tenero bacio prima che uno dei due prenda il treno per allontanarsi dal suo compagno. Piccolo dettaglio: erano entrambi uomini, ma la circostanza non toglie nulla alla tenerezza del momento.

Chiesa. Dopo la consacrazione eucaristica e le preghiere di lode l’assemblea si mette in fila per ricevere il corpo di Cristo. Tra queste una giovane donna che, come tanti altri, da qualche mese ha iniziato a vivere con costanza la messa quotidiana nella Parrocchia della sua città. La osservo con gioia, incrociamo lo sguardo con complicità. La profonda dignità di chi si accosta al Sacramento con gioia e umiltà. È un gesto che si rinnova ogni volta, e ogni volta credo che gli angeli esultino al cospetto di Dio. Piccolo dettaglio: è una giovane donna che ama un’altra donna. Da anni. Con discrezione, ma alla luce del sole. Con la pacata risolutezza che solo l’amore sa infondere. È una donna che ha fede e che si sente accolta dalla sua comunità.

Giornali. Leggo della scelta del CONI di assegnare a Paola Enogu, pallavolista della squadra azzurra, il ruolo di portabandiera olimpica nella cerimonia di apertura dei giochi. Lo farà insieme ad atleti di altri Paesi. Una scelta simbolica, dettata indubbiamente dal politically correct. Italiana, nera e bisessuale, nota al mainstream per aver dichiarato al Corsera di amare un’altra donna ma di non escludere di innamorarsi in futuro di un uomo. Sono scelte, le sue. Come sono scelte, quelle del presidente del CONI Malagò, che possono anche far discutere. Il dibattito è legittimo tra chi avrebbe preferito una maggiore attenzione ai risultati sportivi e chi invece apprezza la scelta “simbolica”. Giusto il dibattito, aperto, schietto, franco. Legittima, per ora, ogni opinione. Per la cronaca i portabandiera dell’Italia sono invece Jessica Rossi ed Elia Viviani, lei è campionessa olimpica nel tiro a volo, specialità Trap, a Londra 2012; lui invece nell’Omnium del ciclismo su pista a Rio de Janeiro 2016. Più inclusivi di così…

Social. La Chiesa chiede modifiche al DDL Zan: Omofobi!; i costituzionalisti osservano la anomalie del DDL Zan: Sapientoni omofobi!; alcuni movimenti femministi insorgono contro la normazione della identità di genere: Insensibili omofobe!; alcuni uomini di spettacolo, icone del mondo gay, si smarcano dalla grancassa mediatica a sostegno del DDL Zan: Checche omofobe! (sic!); intellettuali di sinistra osservano l’incoerenza di alcune norme prescrittive del DDL Zan: Ingrati in cerca di visibilità!

Ma poi arriva l’estate, i partiti ripongono le bandierine per piantare gli ombrelloni da spiaggia. Ci si rivede a settembre, magari con la consapevolezza che tutte le persone hanno la dignità di vivere la propria sessualità, ma che non si può negare la sessualità per imporre un’ideologia. Che una legge scritta male se non viene corretta resta una legge scritta male, e che una legge scritta male può fare più male di una legge “aggiuntiva”. Che la lotta all’omofobia è necessaria, ma una legge ideologica è dannosa anche al contrasto all’omofobia. Che criticare il DDL Zan non è lesa maestà, che l’ideologia gender è una porcata, che in inquinare il lessico con definizioni ideologiche è un’operazione orwelliana che ha tristi precedenti nella storia, che la libertà di opinione è un diritto che va tutelato al pari della libertà di vivere con serenità la propria sessualità. Un auspicio: che l’estate porti consiglio, per uscire dalla notte delle ideologie.

(c) Vito Rizzo 2021

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