Il prossimo 8 maggio alle 12.00 ci si fermerà in preghiera per la Supplica alla Madonna di Pompei. Il testo
della Supplica alla Regina del Santo Rosario fu scritto nel 1883 dal Beato Bartolo Longo e oggi viene
recitata solennemente due volte l’anno, alle ore 12 dell’8 maggio, appunto, e alle ore 12 della prima
domenica d’ottobre. Ma più in generale tutto il mese di maggio è dedicato a Maria in continuità con i culti
della fertilità greci e romani (nell’antica Roma il mese di maggio era dedicato alle dee pagane collegate alla
fertilità e alla primavera (rispettivamente Artemide e Flora). Ai tempi della Chiesa delle origini ci sono prove
dell’esistenza di una grande festa in onore della Beata Vergine Maria che veniva celebrata il 15 maggio di
ogni anno, ma solo nel XVIII secolo il mese di maggio è stato associato alla Vergine Maria. Le prime
pratiche devozionali, legate in qualche modo al mese di maggio risalgono però al XVI secolo; in particolare
a Roma san Filippo Neri, insegnava ai giovani a circondare di fiori l’immagine della Madonna e a cantare le
sue lodi, offrendo “fioretti” in suo onore. Se quindi in ogni comunità la devozione mariana si lega a qualche
titolo particolare: Assunta, Immacolata, Madonna del Carmelo, Regina delle Grazie, Regina di
Costantinopoli, Madonna della Neve ecc., in particolare nei mesi estivi, il mese di maggio resta il mese
dedicato a Maria.
Nel 1965 il Papa Paolo VI lo ha “certificato” in una lettera enciclica, Mense Maio, affermando che maggio è
«il mese in cui, nei templi e fra le pareti domestiche, più fervido e più affettuoso dal cuore dei cristiani sale a
Maria l’omaggio della loro preghiera e della loro venerazione. Ed è anche il mese nel quale più larghi e
abbondanti dal suo trono affluiscono a noi i doni della divina misericordia».
È anche con questo richiamo che nei Paesi di tradizione cristiana (ma anche in Giappone e in Australia) in
questo mese cade la Festa della Mamma; chi più della mamma celeste assume in sé i sentimenti di amore
delle mamme terrene? Ma la devozione a Maria si offre anche a qualche rischio: fissarsi su di lei trascurando
il Figlio, oppure legarsi a una devozione per il “titolo” in competizione con le Madonna “vicine”. Nel Cilento
le chiamano le “sette sorelle”, in realtà è sempre Lei, Maria, a cui le comunità si rivolgono con titoli
diversi… Quanto, invece, alla devozione mariana questa è seconda soltanto a quella nei confronti di Dio
proprio perché come madre e custode della divinità a lei si riconosce un privilegio speciale. Nella stessa
celebrazione eucaristica è soltanto infatti al suo nome, oltre che a quello di Gesù, che l’assemblea è invitata a
piegare il capo in segno di rispetto. Piccoli gesti, che la liturgia è chiamata a conservare con profonda
attenzione e cura, che valgono in sé interi trattati teologici. La Madre di Dio è sicuramente “Madre”. Ma c’è
di più: il suo grembo ha ospitato… “Dio”. Basterebbe riflettere su questo per comprendere come il popolo –
a giusta ragione – senta per lei un amore speciale.
Come ricorda Papa Francesco «Maria è da sempre presente nel cuore, nella devozione e soprattutto nel
cammino di fede del popolo cristiano». C’è una ragione profonda: «il nostro itinerario di fede – afferma il
papa – è uguale a quello di Maria, per questo la sentiamo particolarmente vicina a noi!». E questo perché,
ancor più che nell’atto del sì a Dio dopo l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele, la fede di Maria è stata messa
“umanamente” a dura prova nel momento della morte di Gesù. È proprio in quel momento – ricorda
Francesco – che Gesù «ce l’ha donata come Madre dicendo: “Ecco tua madre!” (Gv 19,27)». Questo gesto si
comprende ancora di più in questi tempi di difficoltà della fede in quanto «nell’ora in cui la fede dei
discepoli veniva incrinata da tante difficoltà e incertezze, Gesù li affidava a Colei che era stata la prima a
credere, e la cui fede non sarebbe mai venuta meno. E la “donna” diventa Madre nostra nel momento in cui
perde il Figlio divino. Il suo cuore ferito si dilata per fare posto a tutti gli uomini, buoni e cattivi, tutti, e li
ama come li amava Gesù. La donna che alle nozze di Cana di Galilea aveva dato la sua cooperazione di fede
per la manifestazione delle meraviglie di Dio nel mondo, al calvario tiene accesa la fiamma della fede nella
risurrezione del Figlio, e la comunica con affetto materno agli altri. Maria diventa così sorgente di speranza e
di gioia vera!». Il mese di maggio porta in sé tutta questa pienezza; ecco forse il motivo per cui, anche in una
società sempre più “distratta”, queste settimane di maggio risvegliano nei cuori un anelito mai del tutto
sopito.
(c) Vito Rizzo 2024
[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 5 maggio 2024]
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