LEONE XIV, LE PAROLE DELLO SCANDALO

Di tutto il discorso fatto lo scorso venerdì al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede quello che i giornalisti hanno estrapolato, per strumentalizzarlo a dovere, è una frase se si vuole anche “banale” fatta passare per un approccio reazionario da parte di Leone XIV rispetto al suo diretto predecessore. Una frase sulla famiglia e sul matrimonio… Vediamo cos’ha detto di così “scandaloso” Leone IV «È compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate. Ciò può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna». Tutti pronti a sparare a zero. In primis i media liberal e le associazioni LGBTIQ+. Sarebbe bastato andare un po’ oltre, 10 parole più avanti per leggere un passaggio più “inclusivo”: «Inoltre, nessuno può esimersi dal favorire contesti in cui sia tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili e indifese». È evidente che questa chiosa taglia corto su ogni possibile strumentalizzazione o visione reazionaria o riduttiva.

Il problema non è Leone XIV, Papa Francesco o Benedetto XVI, il problema è il Vangelo che va accolto nella sua integrità. La dignità umana al centro come parametro di declinazione della giustizia. A renderlo ancora più evidente è la successiva descrizione dei più fragili e indifesi che scontenta tanto a destra quanto a sinistra «dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino o immigrato».

Leone XIV non ha detto nulla di così diverso dai suoi predecessori: la famiglia, sacramentalmente intesa, è quella che sancisce l’unione tra uomo e donna; ciò non toglie – e ci mancherebbe – che ogni espressione della dignità umana vada riconosciuta e tutelata. Il problema non è non riconoscere l’importanza o la bellezza delle unioni omosessuali, è piuttosto quello di ribadire la bellezza e la naturalezza della famiglia che si costruisce – anche biologicamente – nell’unione tra uomo e donna. L’una non esclude l’altra: la bellezza la si coglie nella differenza non nell’omologazione. Aveva del resto provato a spiegarcelo in tutti i modi anche Papa Francesco, non soltanto nell’Amoris laetitia ma anche nei suoi “principi” di discernimento; e invece appare evidente che ciascuno si preoccupi solo di marcare lo spaio del proprio orticello senza sforzarsi di guardare oltre, di guardare l’insieme, di guardare i processi. Troppo faticoso.

Ma restando al discorso fatto al Corpo diplomatico il cuore sono state le tre parole che il papa ha voluto declinare come invito ai popoli e agli Stati. Innanzitutto la “pace”: «La pace si costruisce nel cuore e a partire dal cuore, sradicando l’orgoglio e le rivendicazioni, e misurando il linguaggio, poiché si può ferire e uccidere anche con le parole, non solo con le armi. In quest’ottica, ritengo fondamentale il contributo che le religioni e il dialogo interreligioso possono svolgere per favorire contesti di pace. Ciò naturalmente esige il pieno rispetto della libertà religiosa in ogni Paese, poiché l’esperienza religiosa è una dimensione fondamentale della persona umana, tralasciando la quale è difficile, se non impossibile, compiere quella purificazione del cuore necessaria per costruire relazioni di pace». La seconda parola è la “giustizia” (ed è proprio in quest’ambito che è stata pronunciata la frase “incriminata”): «È compito di chi ha responsabilità di governo adoperarsi per costruire società civili armoniche e pacificate. Ciò può essere fatto anzitutto investendo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società». La terza è la “verità”, chiarendo che «la Chiesa non può mai esimersi dal dire la verità sull’uomo e sul mondo, ricorrendo quando necessario anche ad un linguaggio schietto, che può suscitare qualche iniziale incomprensione. La verità però non è mai disgiunta dalla carità, che alla radice ha sempre la preoccupazione per la vita e il bene di ogni uomo e donna».

Beh, a quanto pare delle coppie LBTIQ+ non ha parlato affatto, se non per richiamare in senso lato il rispetto pieno della dignità in ogni contesto e in ogni situazione. Sono temi troppo delicati per affrontarli in maniera grossolana, peccato che i “tifosi” politicamente schierati facciano una immane fatica a comprenderlo, o forse “fare ammuina” è proprio il loro gioco…

(c) Vito Rizzo 2025

[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 18 maggio 2025]

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