È L’ORA DELL’AMORE

«La misura dell’amore è amare senza misura» diceva Sant’Agostino. È stato dunque “provvidenziale” che la prima messa domenicale celebrata da Papa Leone XIV avesse come passo del Vangelo quello in cui Gesù dà ai suoi discepoli un comandamento nuovo «che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi gli uni gli altri» ed aggiunge «Da questo sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 34-35).

Amare “come Gesù” significa – come diceva Sant’Agostino – “amare senza misura”.

Papa Leone ha spiegato che «In questo nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri. E noi vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di comunione, di fraternità. […] Questo è lo spirito missionario che deve animarci, senza chiuderci nel nostro piccolo gruppo né sentirci superiori al mondo; siamo chiamati a offrire a tutti l’amore di Dio, perché si realizzi quell’unità che non annulla le differenze, ma valorizza la storia personale di ciascuno e la cultura sociale e religiosa di ogni popolo». Il papa ha quindi aggiunto, in maniera laconica, che se si vuole cambiare passo, se si vuole dare speranza concreta all’umanità, «questa è l’ora dell’amore!».

Ha concluso quindi la sua omelia con un piccolo manifesto programmatico che può segnare la linea del suo pontificato: «Con la luce e la forza dello Spirito Santo, costruiamo una Chiesa fondata sull’amore di Dio e segno di unità, una Chiesa missionaria, che apre le braccia al mondo, che annuncia la Parola, che si lascia inquietare dalla storia, e che diventa lievito di concordia per l’umanità». In fondo è l’ospedale da campo a cui ci richiamava spesso anche Papa Francesco.

Riecheggiano anche le parole di un altro suo predecessore, San Paolo VI, che chiudendo l’anno giubilare nel 1975 ebbe a parlare della necessità di costruire una “civiltà dell’amore”.

Nell’ultima udienza generale di quell’anno il pontefice che firmò il Concilio Vaticano II fece una “diagnosi” che è valida ancora oggi. Anzi, che è forse valida ancor più oggi: «la patologia sociale è il primo campo del nostro cristiano interesse. Bisogna avere sensibilità ed amore per l’umanità che soffre, fisicamente, socialmente, moralmente. […] Limitiamoci a qualche ovvia e grave segnalazione: la delinquenza organizzata, premeditata per estorsione di somme spesso favolose di denaro, sotto minaccia di morte di persone innocenti: non è questa diventata un’epidemia di malvagità, avida e crudele, che accusa un vuoto di principii nobili e morali, che ha scavato un crollo pauroso nella coscienza di tanti figli del nostro tempo? E che diremo della propaganda in favore della liberalizzazione o legalizzazione dell’aborto procurato, senza che i cuori materni insorgano a difesa delle loro nascenti creature e della loro vocazione al servizio della vita? E non avremo almeno sentimenti di pietà e di speranza per popolazioni intere, che ancora languiscono nella fame e nella miseria? E non proveremo un fremito almeno di sdegno e di paura per gli armamenti, che estendono i loro lucrosi mercati fra le nazioni, e per gli episodi tremendi di guerre civili, prodromi possibilmente fatali di ancora conflagrazioni, di cui parlano le radio e i giornali del mondo, non avremo noi almeno una troppo esperta implorazione a scongiurare oggi, in radice, le guerre che domani, con incalcolabile furore, possono di nuovo insanguinare la faccia della terra?».

La Chiesa, i cristiani, hanno il dovere di sognare la civiltà dell’amore. Un dovere umano, civico, spirituale. Nel solco di San Paolo VI, Papa Leone XIV ci richiama a questo.

Paolo VI ci ha detto che «Gli ideali, se autentici, se umani, non sono sogni: sono doveri. Per noi cristiani, specialmente», Leone XIV ci ha richiamato, da subito, a una sveglia: «questa è l’ora dell’amore!».

(c) Vito Rizzo 2025

[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 25 maggio 2025]

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