LEONE XIV: IL NOME E’ TUTTO UN PROGRAMMA

La più bella suggestione che evoca il nome scelto dal nuovo papa è forse quella che lega il nome Leone non soltanto a uno dei suoi predecessori come Vescovo di Roma ma anche al frate che fu tra i più fedeli seguaci di San Francesco d’Assisi. Pensare che a succedere a Papa Francesco sia un Papa Leone è sicuramente qualcosa che proietta la Chiesa a vivere il nuovo pontificato in una continuità originale con le riforme avviate da Bergoglio. Con uno stile nuovo, una sua originalità, una sua spiritualità, un recupero (è sembrato) anche di alcune “formalità”. Che il rapporto tra Papa Francesco e il cardinale Prevost fosse di grande stima e sintonia è noto, che i cardinali abbiano visto in questa scelta un interprete in grado di portare avanti le necessarie riforme con una solidità e con uno stile peculiare è l’auspicio che accompagna tutta la Chiesa. Del resto per restare al parallelo tra San Francesco e frate Leone è interessante immaginare che lo stile di continuità tra Bergoglio e Prevost sia quello che auspicava il poverello di Assisi nei confronti del suo confratello in una nota missiva: «Fratello Leone, il tuo fratello Francesco ti augura salute e pace! Figlio mio, parlo a te come una madre. Tutte le parole che ci siamo scambiate per strada, le riassumo in questa parola e consiglio, anche se in avvenire avrai bisogno di tornare a chiedermi consiglio. Eccoti dunque il mio pensiero: qualunque modo di piacere a Dio e di seguire le sue orme e la sua povertà, ti sembri il migliore, ebbene, fallo con la benedizione del Signore e con la mia obbedienza. Ma se è necessario per la tua anima, per un’altra tua consolazione, e vuoi, o Leone, venire da me, vieni!».

Papa Francesco ha avviato dei processi, a Papa Leone XIV il compito di portarli avanti con il suo stile e la sua originalità.

E qui ci colleghiamo alle altre suggestioni evocate dall’esperienza di alcuni dei suoi predecessori che hanno scelto prima di lui questo nome. Il primo fu Leone Magno (440-461), Santo e Dottore della Chiesa, così autorevole da evitare il saccheggio di Roma da parte di Attila. Ad un altro Leone, Leone III, Papa dal 795 all’816, si deve l’alleanza tra papato ed impero con l’incoronazione di Carlo Magno come Imperatore del Sacro Romano Impero nel Natale dell’800 che segnò l’inizio della cristianità medievale in Europa.

Il rafforzamento della cinta muraria attorno a San Pietro si deve invece a Leone IV, Papa dall’847 all’855, che edificò la cosiddetta Città Leonina. All’inizio dell’anno mille un’altra figura di spicco fu Leone IX, Pontefice dal 1049 al 1054, uno dei più importanti papi della riforma gregoriana che lottò contro la simonia e il concubinato clericale, ma fu anche protagonista degli eventi che portarono allo Scisma d’Oriente del 1054. Per ritrovare un altro Papa Leone si è dovuto attendere il 1500 con Leone X, papa dal 1513 al 1521 e figlio di Lorenzo de’ Medici: con lui Roma visse il vertice del Rinascimento papale ma anche la Riforma protestante con la scomunica di Martin Lutero. Dopo la fugace apparizione di Leone XI nel 1600 e il pontificato reazionario di Leone XII (1823-1829) è stata la volta di Leone XIII, autore dell’enciclica “Rerum Novarum” nel 1891, che pose le basi della dottrina sociale della Chiesa. La Chiesa si immergeva così nei drammi del tempo e offriva una risposta cristiana alle sofferenze dei poveri e degli operai, affrontando le condizioni dei lavoratori e il rapporto tra capitale e lavoro. Come ha chiarito lo stesso Prevost spiegando la scelta del nome, oggi la Chiesa è chiamata a «rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale». Di qui il riferimento esplicito a Leone XIII.

Restano però le altre suggestioni. Con la presenza al Soglio di Pietro di Papi Leone si sono consumati i due principali scismi della cristianità, chissà che ad un altro Leone non spetti il compito di sanare definitivamente quelle ferite portando avanti con forza il dialogo ecumenico anche per la fissazione di una comune data della Pasqua.

Da qualunque punto di vista lo si voglia affrontare questo nome rappresenta un’eredità impegnativa per Robert Francis Prevost ma la sfida più attuale è quella di mostrare al mondo il volto più vero e più autentico del cristianesimo a dispetto della strumentalizzazione che proprio alcuni suoi connazionali da anni cercano di veicolare. L’impressione è che la scelta dei cardinali elettori, guidata dallo Spirito Santo, abbia trovato una naturale convergenza su un Pastore che con “mite autorevolezza” è pronto ad annunciare il Vangelo di Gesù al mondo di oggi senza ambiguità e senza sconti: pace, giustizia sociale, rispetto per la vita umana. La Chiesa Pellegrina di Speranza aveva proprio bisogno di lui.

(c) Vito Rizzo 2025

[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno dell’11 maggio 2025]

Leave a Reply

Your email address will not be published.


*