“L’È TUTTO DA RIFARE”: LA SFERZATA DI BALDUCCI PER RIFORMARE LA P.A.

Massimo Balducci, un accademico innovatore, pioniere della internazionalizzazione dell’apparato burocratico anche nel nostro Paese, ci prova ancora una volta. Lo scopo del suo impegno professionale è da anni quello di traghettare la pachidermica e schizofrenica pubblica amministrazione italiana dalle secche del dirigismo burocratico all’interpretazione autentica di una mission funzionale all’erogazione di servizi al cittadino. Nel suo ultimo saggio “Un gatto che si morde la coda ovvero le riforme della pubblica amministrazione” (Guerini e Associati, Milano 2023, p.200, euro 25.00) affonda la sua analisi nella storia per offrire al lettore un cambio di prospettiva indispensabile ad approcciare alla questione con una consapevolezza piena e uno sguardo organico: «le nostre riforme amministrative vengono concepite da operatori impregnati dalla cultura amministrativa italiana, cioè da un universo di personaggi che concepiscono l’amministrazione esclusivamente come “strumento di legalità” e non come “strumento di perseguimento del bene pubblico nel rispetto della legalità”».

Per migliorare – non solo riformare – la pubblica amministrazione bisogna avere infatti ben chiaro che «a partire dagli anni ’60 del secolo scorso […] siamo passati da quello che i politologi chiamano “stato regolatore” a uno “stato di tipo funzionale”». Se non si coglie questo aspetto la “camicia di forza” che è stata messa all’apparato burocratico verrà tutt’al più colorata, al massimo allentata ma mai sostituita con una tuta adatta alla corsa dinamica a cui, invece, la pubblica amministrazione è costantemente chiamata.

Il “modello italiano” fatto di leggi vaghe, di centralità dell’organo-individuo in luogo dell’organo-istituzione, dell’assenza di una cultura del processo viene messo a nudo attraverso un quadro comparativo con i modelli organizzativi degli altri Paesi UE, in particolare Francia, Germania, Belgio che per caratteristiche sono quelli più facilmente confrontabili con il nostro. La complessità dell’approccio non può trascurare né, da un lato, l’aspetto organizzativo dell’apparato, né, dall’altro, le modalità di ricerca e assunzione del personale. Procedere su questo doppio binario mostra chiaramente come il vulnus del nostro sistema sia innanzitutto culturale: lo stato di tipo funzionale non può prescindere da un corretto rapporto tra i diversi livelli dell’amministrazione e dal modo stesso in cui chi opera all’interno dell’amministrazione viene scelto, selezionato e motivato ad operare.

Grande attenzione viene data anche all’aspetto finanziario dove la contabilità per competenza, sganciata dalla disponibilità di cassa, crea degenerazione nell’uso delle risorse pubbliche scongiurate in altri Paesi grazie alla “contabilità per missioni” finalizzata alla realizzazione degli interventi.

Andando avanti nelle pagine del libro ci si rende conto che la vuota rincorsa ad innestare “modelli europei” tanto nel campo dell’organizzazione quanto in quello delle “competenze” risultano maquillage effimeri se non se ne coglie il senso alla radice. Il “libro bianco”, il “libro verde” non sono altro che “colorazioni di facciata” se non si comprende che il sapere, il saper fare e il saper essere non possono essere declinati sulla base della sola anzianità o dei titoli di studio che, come osserva Balducci, non sono necessariamente indici di competenza… In maniera pragmatica l’autore offre tabelle e schemi per aiutare ad entrare nel filo del ragionamento per poi catapultare il lettore, ancora una volta, ad osservare i modelli esteri con un approccio critico. Di lì si comprende l’assurdità di alcune delle riforme più nefaste portate avanti negli ultimi anni, dall’accorpamento coatto, alla riforma Delrio, fino alla decontestualizzata riscrittura del Titolo V della Costituzione, provvedimenti spot che non hanno colto il senso di quello che serve davvero per innovare il nostro sistema. Viene da parafrasare la nota espressione di Gino Bartali «l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare»; con la stessa verve e con la stessa passione Massimo Balducci rivolge alla pubblica amministrazione le stesse parole.

Attraverso la visione di insieme si coglie anche meglio il senso di alcune delle battaglie politiche portate avanti da ASMEL in questi anni: dal rispetto dell’identità dei Comuni, alla battaglia per la trasparenza nella stessa ANAC (con non poche ritorsioni politiche subite in questi anni), dalla digitalizzazione dei processi allo sviluppo di una sussidiarietà generativa di innovazione da parte degli Enti locali, per concludere con le forme aggregate di selezione del personale dove accesso e formazione sugli “idonei” vengono rese organiche non perdendo mai di vista il risultato finale: una pubblica amministrazione in grado di leggere, operare e agire nella realtà concreta.

Naturalmente si resta liberi di condividere o meno alcune delle soluzioni proposte, il grande merito di Balducci è tuttavia quello di offrire una piattaforma organica per ragionarci su superando vecchi schemi e – ahinoi – l’incancrenita ignoranza dei decisori politici rispetto ai problemi reali che attanagliano la P.A.

Ripartire da qui per non annaspare ancora nelle sabbie mobili del dirigismo burocratico: serve competenza e coraggio, c’è chi voglia farsene carico?   (c) Vito Rizzo 2023

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