LAVORO IN VATICANO: MAGGIORE ATTENZIONE ALLE DISABILITÀ

Può sembrare un mero accorgimento regolamentare ma in realtà il provvedimento varato dalla Santa Sede avrà un effetto immediato sulle stesse dinamiche occupazionali del Vaticano. Come reso noto nella giornata di ieri sul portale della Santa Sede Leone XIV nell’Udienza concessa al Cardinale Segretario di Stato lo scorso 4 agosto ha dato il via libera è un importante provvedimento modificativo del Regolamento Generale della Curia Romana, relativa all’assunzione e nomina del personale.

Con l’introduzione dell’art. 2 bis delle “Norme a tutela della dignità della persona e dei suoi diritti fondamentali da osservarsi negli accertamenti sanitari in vista dell’assunzione del personale durante il rapporto di lavoro” e la conseguente modifica dell’art. 14 § l, nn. 1, lett. (c), e 2, lett. (c), si stabilisce non solo che «L’inserimento lavorativo delle persone con disabilità è promosso con spirito di accoglienza e, ove necessario, con l’adozione di opportune e specifiche misure, atteso che la condizione di disabilità non preclude l’idoneità al lavoro presso gli Enti destinatari delle presenti Norme» ma anche che da oggi in poi dovranno essere poste in essere autentiche politiche di inclusione nei confronti dei lavoratori con particolari disabilità per fare in modo che le stesse non siano ostative allo svolgimento di determinate attività ordinarie.

Tutto passa da una modifica terminologica al richiamato art. 14 § l, nn. 1, lett. (c), e 2, lett. (c), dell’Allegato 2 al Regolamento Generale della Curia Romana, superando l’obsoleta dicitura che richiedeva tra i requisiti all’assunzione lo “stato di buona salute debitamente accertato” con l’introduzione di una più corretta “idoneità psico-fisica per le mansioni da svolgere certificata dalla Direzione di Sanità ed Igiene dello Stato della Città del Vaticano”.

Ciò varrà sia per i chierici che per i laici e rappresenta un segnale di attenzione importante verso un mondo, quello della disabilità, non più ghettizzato ma rispetto al quale anche si è chiamati a rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno compimento dei progetti di vita dell’individuo. Un esempio anche per la normativa nazionale che sta lentamente mostrando segnali di attenzione che mirano a tradurre in nome concrete quello che troppo a lungo è stata una mera attenzione terminologica votata al politically correct.

È necessario – come dimostra la modifica del Regolamento della Santa Sede – che si rimuovano concretamente gli ostacoli affinché anche l’applicazione della norma porti naturalmente a superare eventuali distinzioni di sorta. Quello che si spera è che l’attenzione ai “diversamente abili” o ai “portatori di handicap” produca scelte concrete sia nell’ambito dell’inserimento lavorativo che nell’accessibilità ai servizi del tempo libero e alla libera fruizione degli ambienti, delle strade, degli edifici pubblici.

La strada da fare – anche in Italia – è ancora tanta, ma questi segnali possono essere un monito a non nascondersi dietro campagne di facciata ma a fare autenticamente sul serio.

(c) Vito Rizzo 2025

[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 14 settembre 2025]

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