L’URLO DELLA CHIESA PER LE VITTIME DI GAZA

Come spesso succede le parole di un Papa sono strumentalizzate a uso e consumo della polemica politica. Come prima c’era il “partito di Benedetto” che contrastava Papa Francesco, ora spopola il “partito di Francesco” per mettere in cattiva luce Leone XIV. È di questi giorni l’anticipazione della prima biografia-intervista del pontefice dal titolo “Leone XIV: cittadino del mondo, missionario del XXI secolo”, curata dalla giornalista Elise Ann Allen (Crux), uscita il 18 settembre in lingua spagnola e diffusa sulla Catholic News Agency.

Hanno fatto molto discutere alcune frasi – decontestualizzate – del Papa in cui preferisce non esprimersi sul termine “genocidio” in riferimento a ciò che accade a Gaza “limitandosi” a un «Ufficialmente, la Santa Sede non ritiene di poter fare dichiarazioni su questo in questo momento… ma la questione viene sollevata sempre più spesso», insistendo tuttavia sull’urgenza di garantire aiuti umanitari a Gaza e sottolineando il ruolo decisivo degli Stati Uniti nel fare pressione su Israele.

Da un Capo di Stato, concretamente impegnato negli sforzi diplomatici per disarmare il conflitto, non si comprende cosa ci si dovesse attendere di più.

La Chiesa cattolica è un attore internazionale che – in maniera univoca e inequivocabile – sta mettendo in campo ogni sforzo diplomatico e umanitario per indirizzare il conflitto verso un cessate il fuoco. Con il presidio della striscia da parte della locale Chiesa di Gaza, con il Patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa che non manca in ogni occasione di denunciare quanto sta accadendo, con una sensibilità internazionale che proprio le Chiese locali alimentano quotidianamente, con l’azione diplomatica e i corridoi umanitari attivati dalla Comunità di Sant’Egidio, da ultimo con il grido sofferente della Chiesa di Napoli che con il suo cardinale Don Mimmo Battaglia, in occasione della liquefazione del sangue di San Gennaro il 19 settembre, ha usato parole inequivocabili: «Oggi la parola sangue ci brucia addosso. Perché il sangue è un linguaggio che tutti capiamo, e che chiede conto a tutti. Il sangue di Gennaro si mescola idealmente al sangue versato in Palestina, come in Ucraina e in ogni terra ferita dove la violenza si crede onnipotente e invece è solo rumore. Il sangue è sacro: ogni goccia innocente è un sacramento rovesciato. Se potessi, raccoglierei in un’ampolla il sangue di ogni vittima — bambini, donne, uomini di ogni popolo — e lo esporrei qui, sotto queste volte, perché nessun rito ci assolva dalla responsabilità, perché la preghiera senta il peso di ogni ferita e non scivoli via. E oggi, con pudore e con fuoco, dico: è il sangue di ogni bambino di Gaza che metterei esposto in questa cattedrale, accanto all’ampolla del santo. Perché non esistono “altre” lacrime: tutta la terra è un unico altare».

La voce di Don Mimmo, Vescovo, è la voce della Chiesa universale, è la voce dello stesso Vescovo di Roma. Proprio perché i figli della Chiesa, in maniera unanime, annunciano con chiarezza il messaggio evangelico di fronte a questa immane sofferenza, al Papa spetta il compito di tenere aperti i canali diplomatici usando il linguaggio della diplomazia, anche a costo di far storcere il naso a qualcuno.

In questi stessi giorni, infatti, incontrando i leader delle altre religioni Leone XIV ha tenuto a rimarcare come «Il futuro che immaginiamo — un futuro di pace, fraternità e solidarietà — richiede l’impegno di tutte le mani e di tutti i cuori. Quando leader religiosi si schierano insieme a difesa dei più vulnerabili della società, si uniscono per piantare alberi nella cura della nostra casa comune o levano una voce unita a sostegno della dignità umana, danno testimonianza della verità che la fede unisce più di quanto divide. In questo modo la sinergia diventa un segno potente di speranza per l’intera umanità, rivelando che la religione, nella sua essenza, non è una fonte di conflitto, bensì una sorgente di guarigione e di riconciliazione».

Come ha ribadito lo stesso Papa «Il compito della Chiesa è avere una voce e proclamare con forza il messaggio del Vangelo», gridando o per via diplomatica a seconda del contesto e degli uditori. Quello che è certo è che la Chiesa sembra l’unica schierata per le vittime di Gaza senza ipocrisia e ambiguità.

(c) Vito Rizzo 2025

[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 21 settembre 2025]

Leave a Reply

Your email address will not be published.


*