Photograph taken inside Nasser hospital, 13 March 2024

SANITÀ, CIBO, SCUOLA: IL DRAMMA DI GAZA

Oltre le parole, i fatti. La Chiesa italiana, attraverso il segretario della Conferenza episcopale italiana (CEI) Giuseppe Baturi, ha annunciato un importante progetto congiunto tra la Cei e il Patriarcato Latino di Gerusalemme guidato dal cardinale Pizzaballa: l’apertura di un ospedale a Gaza, risposta concreta alla grave emergenza sanitaria che affligge la popolazione locale. La Parrocchia di Gaza con padre Romanelli resta lì quale presidio di umanità, nonostante gli inviti ad abbandonare il territorio sotto attacco da parte delle forze israeliane. Piuttosto che la fuga da quella terra martoriata la Chiesa italiana rilancia il suo sostegno, anche economico, per portare conforto alla popolazione palestinese. L’assistenza sanitaria è al primo posto, ma i vescovi italiani si sono impegnati a sostenere le famiglie, i parroci e i giovani della regione, affrontando bisogni alimentari, lavorativi, abitativi e educativi. Il cardinale Pizzaballa, duramente provato dal perdurare del conflitto ha ribadito come «la speranza ha bisogno di gesti, di parole, ma soprattutto di un contesto dove si fa rete, dove si costruisce unità e comunità. ​ Nei grandi contesti di dolore e sofferenza, c’è bisogno di avere qualcuno vicino che ti sostenga e ti aiuti. ​ In questo senso, tutto ciò diventa un segno di speranza».

Senza alcuno intento polemico, in una recente intervista concessa al giornalista Mario Calabresi, Pizzaballa ha anche sottolineato che «era prevedibile che la Global Sumud Flotilla sarebbe stata fermata. Avevo parlato con loro per capire se si potesse uscire da un confronto che sembrava inevitabile, visto che il loro obiettivo, quello di sollevare l’attenzione sulla tragica situazione di Gaza, era stato raggiunto. Avrei evitato un confronto così diretto, soprattutto pensando che non porta nulla alla gente di Gaza e non cambia la situazione. Ora spero che tutto si concluda nel modo più pacifico possibile e che si possa tornare a parlare di più di quello che sta accadendo a Gaza, dove la situazione è drammatica».

Pierbattista Pizzaballa è da trentacinque anni in Terra Santa, ben prima quindi di essere nominato Patriarca Latino di Gerusalemme, e di quella terra conosci per filo e per segno i drammi e le sofferenze al pari dei giochi politici e delle ambiguità. È proprio per questo che la sua voce si innalza in maniera credibile al di sopra delle urla dei rumorosi politici dell’una e dell’altra parte: «La situazione è drammatica. Le immagini fanno solo parzialmente giustizia di ciò che si sta vivendo. La distruzione è immane. Oltre l’ottanta per cento delle infrastrutture è ridotto in macerie e ci sono centinaia di migliaia di persone che hanno dovuto spostarsi e sfollare tre, quattro, cinque o anche sette volte. Famiglie che hanno perso tutto». Su tutti il dramma alimentare, quello sanitario e quello educativo. Sotto il primo aspetto evidenzia come: «Non è soltanto questione di quantità ma anche di qualità: non entrano frutta, verdura e carne, due anni senza vitamine e proteine. Un disastro totale», sotto il secondo non soltanto la gestione dell’emergenza ma anche l’impossibilità di «curare i feriti, i mutilati, ma anche quelli che hanno normali malattie e non possono essere seguiti. Penso a quelli che devono fare la dialisi ma non c’è più dialisi. Penso a chi ha il cancro in un luogo dove non esiste più l’oncologia». Il terzo, non meno grave, è che per il terzo anno i bambini e i ragazzi non possono andare a scuola: «È molto difficile parlare di speranza se non dai una scuola, se è impossibile un’educazione». Gaza, ottobre 2025.

La situazione a Gaza secondo il Cardinale Pizzaballa «non è giustificabile e non è moralmente accettabile» perché se «era chiaro che dopo l’orrore commesso da Hamas il 7 ottobre, ci sarebbe stata una reazione. Quella che stiamo vivendo è qualcosa che va oltre e che non è comprensibile né giustificabile».

(c) Vito Rizzo 2025 

[Articolo pubblicato sul quotidiano Le Cronache di Salerno del 5 ottobre 2025]

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